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XXVI Dromos festival • Chris Potter, Brad Mehldau, John Patitucci e Johnathan Blake il 19 luglio e la pianista giapponese Hiromi il 20 luglio in concerto all’anfiteatro di Tharros (Or) per il ventiseiesimo festival Dromos
Chris Potter, Brad Mehldau, John Patitucci e Johnathan Blake il 19 luglio e la pianista giapponese Hiromi il 20 luglio in concerto all’anfiteatro di Tharros (Or) per il festival Dromos quest’anno all’insegna di “Change”.
Tharros sarà ancora una volta lo scenario più spettacolare dell’estate musicale del festival Dromos, grazie al sostegno della Fondazione Mont’e Prama in collaborazione con il Festival Letterario dell’Archeologia, a cinquant’anni dal ritrovamento dello straordinario complesso statuario di Mont’e Prama. Oltre a quello già annunciato di Fiorella Mannoia (il 21 luglio, organizzato in partnership con la Fondazione Mont’e Prama nell’ambito del festival “L’Isola dei Giganti”), altri due imperdibili concerti sono attesi nella straordinaria cornice dell’area archeologica sita nel territorio del Comune di Cabras, a una ventina di chilometri da Oristano. Il primo è in calendario il 19 luglio, protagonista un poker d’assi del jazz a stelle e strisce: Chris Potter, uno dei migliori sassofonisti della sua generazione, insieme a Brad Mehldau, una delle voci più liriche e influenti del pianoforte jazz contemporaneo, in quartetto con un bassista del calibro di John Patitucci, in prima linea sulla scena jazzistica degli ultimi trent’anni, e con un batterista completo e versatile come Johnathan Blake.
La sera dopo (sabato 20), sull’onda del suo nuovo album, “Sonicwonderland” (uscito lo scorso ottobre), approderà a Tharros la giapponese Hiromi – talento di fama mondiale che continua la feconda tradizione di pianisti jazz, da Toshiko Akiyoshi a Makoto Ozone, sbocciati nella terra del Sol Levante – per una tappa del suo tour “Hiromi’s Sonicwonder”. Dal disco di debutto, “Another Mind” (2003), il suono di Hiromi Uehara (classe 1979) si è evoluto a ogni uscita, erodendo i confini tra jazz e classica, composizione e improvvisazione. Artista eclettica, ai giornalisti che spesso le chiedono quale sia il genere che suona, risponde che per lei ci sono solo due generi: «quello che muove il mio cuore e quello che non lo fa. Io suono solo la musica che muove il mio cuore». Ad accompagnare la pianista originaria di Shizuoka, ci saranno Adam O’Farrill alla tromba, Hadrien Feraud al basso e Gene Coye alla batteria.
Due concerti da non perdere attendono dunque il pubblico di Dromos nell’anfiteatro che verrà allestito nell’esclusivo scenario del sito archeologico sulla penisola del Sinis. A disposizione un migliaio di posti a sedere i cui biglietti si potranno acquistare da giovedì 7 marzo a partire dalle 12 sul sito di Dromos www.dromosfestival.it: costa 30 euro (più prevendita) l’ingresso per ciascuna serata, 50 euro è invece il prezzo del mini abbonamento per seguire entrambe. Attivo il bonus cultura Carta del docente, 18 App, Carta del Merito e Carta Giovani Sardegna.
Con i concerti di Hiromi e del quartetto di Chris Potter, Brad Mehldau, John Patitucci e Johnathan Blake, il festival Dromos svela altre due tessere del mosaico di eventi che daranno forma alla sua ventiseiesima edizione, che si snoderà tra luglio e agosto secondo la consueta formula itinerante tra vari centri e località dell’Oristanese, spaziando, come sempre, tra stili e linguaggi musicali differenti; un’edizione il cui titolo “Change. Puoi” suona come un invito a riflettere sullo stato attuale del mondo e sull’urgenza di un cambiamento cui ognuno può contribuire. Perché se il futuro si presenta incerto, come sottolinea la curatrice d’arte Chiara Schirru nel suo testo che introduce al tema del ventiseiesimo Dromos, insieme ai rischi riserva anche «grandi opportunità e ogni individuo è chiamato a decidere se piegarsi agli eventi o ascoltare quell’esortazione all’azione, quel YOU CAN generato dalla parte più profonda e sapiente del nostro sentire, che spinge verso una visione dell’uomo e del mondo unitario e omnicomprensivo, capace di oltrepassare ogni frammentazione, ogni confine fisico, mentale e culturale». Perché «Il tempo delle giustificazioni sembra essersi consumato e non serve più dire che non abbiamo alcun potere o possibilità di fare niente, ogni uomo è chiamato a fare la sua parte, almeno tentare.»
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